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Pronto soccorso a rischio chiusura: troppi turni scoperti

Sanità pubblica Redazione DottNet | 15/11/2019 21:25

Duecento direttori lanciano un appello a Mattarella e Speranza, 'Assumere i neo-laureati'

Talmente pochi da non riuscire più neanche a coprire i turni quotidiani. Sono i medici di emergenza-urgenza nei Pronto soccorso (Ps) italiani che, è l'allarme di 200 direttori di Ps dal Nord al Sud del Paese, rischiano ormai il collasso e la chiusura. La Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), con un documento firmato da oltre 200 direttori di Ps, si rivolge direttamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella, ed al ministro della Salute Roberto Speranza: "Bisogna agire immediatamente". Da qui la proposta della Simeu: assumere subito medici non specialisti, anche neo-laureati, prevedendo per loro una contemporanea formazione universitaria.  

La carenza di medici - per i pensionamenti, per l'effetto di Quota 100 ma anche per la 'fuga' di vari specialisti all'estero - sta mettendo a dura prova l'intero Sistema sanitario. I numeri dell'Anaao-Assomed, principale sindacato dei medici dirigenti, non lasciano dubbi: tra il 2019 e il 2021, con Quota 100 possono chiedere di andare in pensione 38mila camici bianchi su 105mila del Servizio sanitario nazionale. Allarmanti anche le stime recenti della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg): da qui a 5 anni, sempre per i pensionamenti, cesseranno di lavorare 45mila medici, di cui 30mila ospedalieri e 14.908 medici di famiglia. Una 'emorragia' che al 2028 coinvolgerà 80.676 camici bianchi. Una situazione generale, dunque, ma che sta diventando particolarmente grave proprio nei Ps:

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"Siamo a rischio chiusura.   I medici mancanti sono ormai oltre 2.000, siamo infatti 6.500 nei 664 Ps italiani ma dovremmo essere 8.500 da standard, e non possiamo coprire i turni - avverte il presidente Simeu, Francesco Rocco Pugliese -. Per questo, lanciamo la proposta urgente dell''ospedale d'insegnamento': ovvero prevedere l'assunzione temporanea nei Ps di medici non specialisti, anche neo-laureati, o con una specializzazione diversa, da iscrivere contestualmente in sovrannumero alle scuole di specializzazione di Medicina di emergenza. La loro formazione avverrebbe per la parte pratica nei dipartimenti d'emergenza, integrata poi dalla formazione teorica nelle Università. Così si ovvierebbe in tempi rapidi alla drammatica carenza di medici e nell'arco dei prossimi 5 anni si comporrebbero i futuri organici di Ps con soli specialisti in emergenza".

Tali medici sarebbero destinati nell'immediato, chiarisce il documento, "alla gestione di pazienti con codice a minore priorità ed eseguirebbero la formazione pratica sul campo sotto la supervisione dei direttori". Altra richiesta è quella di intervenire sul "grave disagio lavorativo dei medici dei Ps, che rende poco attrattiva questa professione". Ciò intervenendo sul fenomeno delle aggressioni e prevedendo una valorizzazione economica del lavoro in Emergenza, anche con l'obiettivo di "arrestare l'attuale fuga di medici dai Ps". Il punto, sottolinea Giuliano Bertazzoni, in rappresentanza del Coordinamento Scuole di specializzazione in Emergenza-urgenza, è che "finora ci sono state solo risposte frammentarie: in alcune Regioni si sono assunti 'medici a gettone', in altre si vogliono assumere medici neo-laureati prevedendo solo una formazione di 100 ore, il decreto Calabria prevede invece l'assunzione di specializzandi al 4/o e 5/o anno". E' giunto il momento, è la richiesta della Medicina d'urgenza, che "lo Stato si faccia carico del problema e dia una risposta unica a livello nazionale".

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